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Cinzia Milite, è nata in provincia di Milano nel 1964, vive nel comasco. Ha vinto diversi premi letterari tra i quali il “Premio Montessori”.
Pubblicazioni: “Sotto lo stesso sole” 2007 Gruppo Editoriale Raffaello. “Diego Cortes e il giorno fuori dal tempo” 2012 Heybook Edizioni. “Così vicino non importa quanto lontano” 2015 Gemini Grafica Editrice, protagonista di Bookcity 2015. “Colapesce”, 2015 Heybook Edizioni,”Solo due dita” 2016 Heybook Edizoni. “Il regalo della Signora B.” 2018 Splēn Edizioni. “Catarsi- sostantivo femminile” 2019 Nulla Die edizioni. “Nel magico fiume dell’anima” 2021 Edizioni Dialoghi (Gruppo Editoriale Utterson). “La dottoressa Gaia e la cura del paziente Terra” Heybook Edizioni 2021. “Post Punk Opera” 2023 Nulla Die Edizioni.
Ha scritto per la rivista di Musica e Cultura Underground “Magazzini Inesistenti”
È redattrice presso la testata giornalistica “National Daily Press”.
Collabora con le riviste letterarie:
. Progetto Babele
. Oubliette Magazine
. Loudd Songs &Stories
. Il Randagio Rivista
. Impatto Sonoro
Altre sue pubblicazioni si possono trovare inserite in raccolte di racconti del 2020 di “Le Mezzelane Editrice”, “Edizioni del Loggione”, “Idrovolante Edizioni”, “Rudis Edizioni”, L’Alcova Letteraria, Agenda 2024 Casa Editrice Ensemble, ChiareVoci edizioni e in “The Women Album”, ChiareVoci Edizioni.
Puoi seguire Cinzia su:
Sito web: cinziamilite.com
Canale Youtube “Cinzia Milite Scrittrice”
Canto All’Invisibile
Vorrei confondermi con la terra,
serpe d’ombra tra le radici,
e suggere il latte segreto
che nutre i frutti e i giorni.
Vorrei che gli astri mi guardassero
con occhi di fuoco silenzioso,
che il vento sussurrasse al mio cuore
presagi d’oro e d’abisso.
Vorrei sparire nell’azzurro Zenit,
dove il sogno si fonde con la realtà
e il tempo si scioglie in un canto.
Sacra Natura
Non è mai profano il giorno
che posa l’occhio attento
sul fiocco lieve che discende
nel fermo firmamento
Né il vento che si torce e danza
sul lago addormentato
né il campo che si piega e ondeggia
nel sole incantato
I fiori tremano
bianche perle
su fili d’aria in festa
E gli alberi, arpe di vento,
cantano alla Foresta.
Incantesimi
Natura
delicato Reame
di tramonti e di pleniluni
gli occhi affondano
in questa variegata dimensione.
Una donna di campagna
è la mia maestra di cerimonie.
Si, lei,
conosce tante cose,
e sa come arrivare a tali incantamenti.
Luoghi sottili
Amo la Natura ribelle
che rifugge il Vanto e il Nome,
L’Erba minuta, impolverata – grigia
che tenace
squarcia la Pietra.
Sorge audace dal selciato
morde il Muro
si abbarbica sull’Ombra
e ride senza voce.
Ritorno alla Natura
Smarriti, come naufraghi di un tempo d’acciaio,
ci troviamo ad ansimare dietro il passo del mondo,
la Civiltà — feroce, che inghiotte in silenzio,
ci lascia in mano nient’altro che ombre,
e un desiderio che brucia d’infanzia perduta.
Sogniamo la Natura — materna e antica,
di riavere la carne delle cose semplici,
il gusto grezzo e vero che scorre nei solchi della terra,
gli odori spigolosi e forti di un orto abbandonato,
il verde selvaggio, non domato, che si fa carezza.
E nel pensiero di lei, c’è una pace dimessa,
come la pioggia d’autunno che cade leggera,
una felicità che s’alza a tratti, balbettante,
la bellezza che svela un viso antico,
di un mondo ormai lontano, che mai fu vinto.
Il pianto delle Ninfe
Dalla remota Arcadia giunge un canto,
un mesto, antico pianto delle Ninfe.
Nascoste fra le foglie, all’ombra del vento,
tacciono i loro volti,
ma ogni cuore, in petto,
palpita sotto la tenera scorza.
Per i sentieri brulli, nelle valli quiete,
s’ode un’eco sommessa, un respiro di pianto
che s’alza dagli alberi e dalle zolle,
dalle radici abbracciate alla terra,
dal tronco nodoso, dai frutti offerti,
dai fiori che il tempo avvizzisce.
È il pianto delle Ninfe, che scaturisce lento,
umile come la linfa, dai petali spogli,
e s’insinua ovunque, fra le vene verdi,
nutrendo l’aria e il suolo, il cielo e la terra,
in un abbraccio di silenzio eterno,
che tutto consola e tutto consuma.
L’Esperienza e l’Idea
Il pensiero,
audace sentinella dell’infinito,
si lancia a forgiare leggi solenni,
ad abitare strutture nitide,
direzioni inflessibili,
ma, nell’insondabile pozzo della realtà,
si frantuma come vetro.
Tra le spirali aggrovigliate dell’esistenza,
la mia mente stringe, disperata,
un timone che cede,
una bussola impazzita.
Così, trascinata nel vortice immenso
di ciò che è e di ciò che si trasforma,
onde confliggenti mi lacerano,
e io, semplice spettatrice,
mi vedo sopraffatta dalle onde implacabili
che si schiantano sul legno gracile
della mia percezione,
che vacilla, che cede,
che scompare.
Fotografia
Nell’oscillare perpetuo
di ciò che fu
e di ciò che è,
la realtà si dissolve,
scivola,
tradisce.
E l’immagine ferma,
come eco sbiadita,
raccoglie in sé
la polvere del tempo.
Muta.